(patrie)
Ha cambiato di lingua e di nome
e il cielo ha una linea diversa
e ci sono colline
ma non uno tra i fiori che a mazzi
le riempivano i giorni al mercato.
Entra in case stracolme di oggetti,
li pulisce,
stupita vi sia tutto quel ben di dio
cui nessuno oramai fa più caso.
Le persone le sembrano strane,
lamentandosi stanche di rabbia
eppure non si scava patate o carbone,
né si ammassano in fuga nei camion.
Gli uomini, quelli, più o meno gli stessi
certo non bevono tanto
ma ugualmente ci provano gratis.
Sa di essere stupida e brutta,
non importa, ha gli occhi pervinca
e sorride e insiste daccapo.
Preferisce i colori sgargianti,
tutti i fucsia e i verde del mondo,
troppi morti alle spalle,
è riuscita a portarsi suo figlio.
Fino a sera spolvera e lava
al ritorno, preparata la cena,
finalmente si spoglia,
respira, in un amen di lingua d’infanzia
a un suo dio che sicuro la ama:
le radici le hanno le piante,
donne e uomini hanno le gambe.
* * *
(amnesie)
Cazzo, abbiamo studiato, letto saggi e tesine,
scritto dissertazioni, zeppe di citazioni e
d’ironia edotte viaggiando in lungo e in largo
abbiamo anche lottato per un posto in palestra
per un look più adatto, fissati i punti g
pianificati ombretti, prese tutte le pillole
si è persino deciso: sedurre, quanto basta,
abbandonando spesso, senza metterci il cuore
senza il becco di un soldo, senza il lusso di figli,
tutto per essere, insomma, una persona, cazzo,
quello che sognavamo, anni di allenamento
a diventare neutre, fidando noi in noi stesse
mentre per tutti quelli intorno/addosso/sopra
rimanevamo donne, nel cuore del problema
che resta, ci hanno detto, se darla,
a quale prezzo
Le nudecrude cose e altre faccende – Imperfetta Ellisse